# 2.
È davvero tanto difficile arrivare a capire che il malessere
che sta fagocitando l’uomo contemporaneo è il prodotto di categorie globali?
Proprio il fatto che ormai non si riesca neanche quasi più a percepire la
natura di questo malessere è, in sé, proprio l’elemento più preoccupante che
rivela, almeno in parte, la profondità del disagio
della civiltà. L’uomo medio, sia esso in Perù, Albania in Iran o in Cina,
ha sempre fatto - e continua a fare - le stesse cose da millenni (cambiano solo
i mezzi che gli vengono messi a disposizione e, dunque, le sue possibilità) e
non gli è mai interessato nulla di ideali, etica o di qualunque genere di
conoscenza che non fosse immediatamente applicabile materialmente - il mondo
gli interessa in maniera molto limitata e non si pone particolari domande sulla vita, sul
tempo, sull’universo o su qualunque altro grande tema che esuli dal semplice
mangiare, bere e dormire. Quando, però, l’uomo smarrisce la sua dignità di
essere, allora questi farà, senza alcuna remora o freno, tutto quello che gli è
consentito fare. Del resto, l’inconscienza dell’uomo contemporaneo è paragonabile
solo alla sua terrificante superbia.
Il problema della società globale è enorme e spaventoso perché
si è arrivati ad una cecità quasi totale di fronte ai veri problemi che
l’affliggono e, dunque, non si può neppure iniziare ad affrontarli, perché non
si ha più con chi sviluppare soluzioni possibili. Sono le nostre categorie concettuali
e sociali che non funzionano e queste, oltre al modo in cui crediamo di
conoscere, includono anche le presunte mete o ideali copiati, pari pari, dal
peggio che l'umanità abbia mai prodotto nella sua storia – Giulio Cesare o Machiavelli
sono, oggi, più studiati di Platone o Gandhi! Non è un’iperbole dire che l’uomo
contemporaneo è malato, alienato, omologato, sradicato dal mondo e da se
stesso. Egli si trova in questa situazione esistenzialmente drammatica e
materialmente catastrofica perché, paradossalmente, il suo allontanamento da sé
appare come una condizione necessaria per il funzionamento di una società
basata sulla menzogna condivisa e sull’interesse, o presunto tale, dei pochi
assurti al dominio dei molti. La stupidità è sì ovunque, ma senza questa
particolare stupidità questo modello di società non potrebbe ormai neppure funzionare!
Questo è il vicolo cieco della modernità: aver creato una società incapace di
funzionare senza la stupidità!
(Sergio Caldarella, Spunto
# 2. © 2015)