Spunti & Appunti
Sunday, January 15, 2023
Tuesday, October 5, 2021
Congratulazioni a quelli che non sono andati a votare.
Vorrei congratularmi e complimentarmi con gli italiani per il loro impegno elettorale mostrato nelle elezioni amministrative del 3-4 ottobre 2021.
Gli elettori del grande Paese hanno mostrato una strabiliante capacità analitica, razionale e soprattutto politica votando – quei pochi che l’hanno ancora fatto – quegli stessi partiti politici i quali, intimidendoli attraverso la paura o la coercizione, dal 2020 li hanno ridotti ad una massa spaurita e indottrinata sotto la sferza di una narrativa creata ad arte. Complimenti!
La gran parte dei cittadini italiani, mostrando un notevole spirito democratico ed una grande comprensione di quello che il voto significa e delle lotte, spesso sanguinose, che sono state necessarie per ottenere il voto sono rimasti tranquillamente a casa, tranquillamente o meno, in attesa che questa oligarchia criminale li schiacci ancora di più, mentre gli spettatori delle varie televisioni sono andati a votare contribuendo, a pochi giorni dalle già sconcertanti elezioni politiche tedesche che hanno mostrato uno scenario anch’esse simile, ossia di cittadini che hanno baciato la suola dello stivale che li calpesta. Bravi, molto bravi!
La catastrofe politica e sociale apertasi con la voragine del 2020 sembra non abbia politicamente insegnato nulla. Questa catastrofe, ossia un disastro politico di cui gli elettori obbedienti alle televisioni si renderanno conto solo quando questo astuto progetto di dirottamento delle democrazie mostrerà apertamente il suo carattere non soltanto di catastrofe sociale ma di orrore politico ed umano.
Per l’instaurazione di regimi totalitari servono quantomeno due parti, quella degli psicopati criminali accompagnati dai soliti cortei di propagandisti, ruffiani, carrieristi, leccapiedi e armigeri e, dall’altra, masse di obbedienti, dementi o corrotti. Basta questo. Queste due cose. In una società in cui vi siano ancora delle elezioni, l’astensione favorisce il tiranno, regalandogli l’urna vuota che egli riempie, come abbiamo visto, con i suoi seguaci o con gli spaventati, con i manipolati, il prodotto di un apparato di disinformazione e manipolazione. Questo non sarebbe così difficile da capire se l’opinione dominante potesse ancora capire qualcosa e la demolizione della cultura ha anche favorito questo degrado.
Tutti quelli che parlano di astensionismo, non capiscono quanto questo giovi, o sia funzionale, alle oligarchie dominanti in questo momento. È chiaro ed è anche evidente che queste oligarchie si sono rotte le scatole con la democrazia e vogliono smetterla con questo rito del voto, della partecipazione, del cittadino che ha qualcosa da dire, che ha da scegliere, che ha persino da scegliere sul proprio corpo, sulla sua vita, sui suoi modi di esistere, di muoversi, di viaggiare, di lavorare... Si sono rotti le scatole. Hanno detto: “adesso basta”, hanno sbattuto il pugno sul tavolo – nel nome però del “bene”, della “giustizia”, “dell’uguaglianza” – perché, come abbiamo già detto, non esiste una tirannide, non esiste un regime criminale, che abbia direttamente affermato: “noi siamo un regime criminale e vogliamo uccidere, distruggere e fare il male”. Tutti invocano il bene per commettere il male. Quando, però, le persone, il popolo, gli elettori - non soltanto una parte - gli stanno dietro: i dementi, quelli soggiogati dalla pandemenza, i manipolati, gli spaventati... Che umanità piccola che è diventata quella della modernità: del resto è l’evoluzione chiara e netta dell’homo consumens che diventa, appunto, egli stesso una cosa, in quanto si definisce attraverso le cose, non attraverso lo spirito, non attraverso l’intelletto: “io sono perché ho”. Ricordate il testo fondamentale “Avere o essere” di Erich Fromm che aveva già analizzato in dettaglio e con una lucidità e chiarezza strabiliante questi temi. Dunque la democrazia si presenta qui come problema per una parte, la parte dell’oligarchia che vuole semplicemente dominare e determinare come del resto fa. Altrimenti non avrebbe potuto mettere un oligarca che, poi, oligarca o uno dei loro servi, come primo ministro non eletto, ma dall’altra parte la democrazia si presenta anche come un problema dalla parte del cittadino, come vediamo dal risultato di queste elezioni amministrative. Un cittadino che dice: “no, di questo diritto, di questa possibilità che io ho di far sentire la mia voce non ne voglio far uso”. Però se tu, allo stesso cittadino, per far sentire la sua voce, gli dai un telefonino in quel caso ne vuol far uso, quella è una cosa che gli interessa, per chiacchierare con l’amichetto o l’amichetta giù al bar! Questa è l’epoca della conoscenza!
Ma la democrazia qui si presenta come problema anche in un altro senso perché, vedete, quelli che sono andati a votare confermando, vedete, il risultato di Milano è un risultato scandaloso, hanno confermato un sindaco che... Come parlare di individui così? Meglio non parlarne... Ebbene, questo ha confermato un altro problema insito alla democrazia, ossia il cittadino che nel testo della società non trova rivoltante, aborrente, che ad altri vengano tolti dei diritti fondamentali, che altri vengano deprivati della libertà, poiché nel suo sogno demenziale di paura, di manipolazione, di tutto quello che vogliamo, in cui questi si trova emerge ancora un altro nume infausto, un altro nume nero che è quello del “ben gli sta a quelli che non si sottomettono al regime, ben gli sta a quelli che non indossano la camicia nera”. Quelli che non sono andati a votare, quelli che hanno scelto di non utilizzare questo loro diritto fondamentale e poi vanno ad invocare cose che non sono invocabili hanno detto a costoro: “fai della mia vita quello che vuoi”. Congratulazioni!
Friday, July 19, 2019
Appunto # 15. Ai revisionisti della nostra epoca.
Tempo addietro, a gente come Luciano Canfora ed alle sue
rivalutazioni di cattivo gusto della figura di Stalin, ai revisionisti, i
negazionisti ed ai troppi ideologhi dell’epoca contemporanea, si sarebbe
facilmente potuto dire che gli ha già risposto la storia, ma per come stanno
ormai le cose, non possiamo più dirci così sicuri di questo. Esistono, oggi, i
mezzi e l’apparato per poter fattivamente trasformare il passato a nostro
piacimento o quasi, tanto quanto viene già trasformato il presente a favore di
chi detiene i mezzi, ossia di coloro che si trovano nei vari centri di potere
oligarchici della società globale contemporanea. La trasformazione ideologica
della realtà cui assistiamo quando abbiamo o possiamo far ricorso ad una
lettura autenticamente culturale del mondo e ad una visione delle cose non
determinata unicamente dalle versioni offerte o prodotte dall’ufficialità e dal
potere, si dimostra nella sua realtà di mero costrutto realizzato per favorire
e privilegiare un determinato progetto di controllo politico. Quando si legge
la storia attraverso le sue inerenti complessità ma, soprattutto, attraverso il
ricorso ai fatti ed alle testimonianze dirette, ci si accorge che la
trasformazione ideologica della realtà, ridotta ad un mero costrutto
determinato secondo l’arbitrio di alcuni al potere, avviene anche in casi
evidenti e lapalissiani: vedi ad es., l’ideologia diffusa secondo cui
l’economia di mercato viene vista come un fattore endemico e naturale alle
società storiche e persino alla democrazia, mentre si tratta di una
volgarizzazione del discorso storico smascherata in particolare anche grazie
agli studi di Karl Polanyi. In uno scenario siffatto, tale preoccupazione per
la sopravvivenza di un discorso storico-culturale serio e scevro da arbitri e volontà
di potenza si rivela indubbiamente legittima.
Allo stato attuale, non saranno certo dei contributi
online o delle pubblicazioni a margine dell’industria culturale e dell’apparato
di controllo sociale a poter influenzare la direzione ideologica e manipolativa
intrapresa dalle società attuali. Questa tendenza è, inoltre, sostanzialmente
distruttrice di quello che, fino a pochi decenni addietro, veniva detto il
patrimonio culturale della nostra specie – non a caso, oggi, quando si invoca
il termine “patrimonio culturale”, questo viene riferito, in genere, unicamente
a reperti, edifici, manufatti e opere artistiche varie, ossia a quell’aspetto
muto della cultura. Per quanto possano essere belli ed artisticamente
affascinanti gli affreschi rinascimentali, le cattedrali gotiche, i centri
storici barocchi o gli erbari medievali, questi non posseggono però una loro
lingua autonoma, ossia non “parlano” come fanno invece i libri i quali
contengono il pensiero vivo dei grandi maestri e le testimonianze dirette che
ci provengono dal passato. La chiave di volta è qui il discorso sul passato di
cui l’ideologia si è appropriata da tempo. Senza gli storici seri ed eticamente
dedicati al loro lavoro, ci resterebbero soltanto i ciarlatani mercenari della
cultura ufficiale che è, poi, soltanto il triste megafono del potere.
(Sergio Caldarella, Appunto # 15. © 2019)
Wednesday, August 17, 2016
Appunto # 14. Copie di copie di copie...
Gli uomini contemporanei,
volontariamente o astutatamente indotti, si stanno riducendo a copie di copie
di copie di copie e quando si continua a fotocopiare una pagina, dopo un certo
numero di fotocopiature, questa diventa irriconoscibile e illeggibile. Sorge,
così, un tipo umano incomprensibile che diventa sempre più piccolo e maligno,
sempre più micragnoso, che non sa nulla di nulla e ritiene di sapere tutto di
tutto solo perché vive in una finzione ordinata, avvolto da pannicelli caldi,
ma con gli occhi cattivi e vuoti di vita ed il viso consunto da una hybris cieca e abbandonata a se stessa,
un uomo schiacciato dal peso dell’esistere e da cui non c’è da aspettarsi più
nulla di buono. Credendo di sapere già tutto di tutto, quest’individuo diventa
incapace di curarsi di alcunché, o di uno studio sincero e autentico, e ricorre
a certificazioni e pacchetti d’informazioni preformattati che lo rassicurano
nelle sue apparenti e inferme certezze. Quest’uomo smarrito nei propri deliri
di onnipotenza farà di tutto affinché tutto vada perso. La cosa strabiliante è
che, già in epoche arcaiche, eravamo stati avvisati dei pericoli che
quest’impostazione sociale avrebbe portato ma, nonostante gli ammonimenti dei
savi, si è continuato ad andare, imperterriti, per la strada contraria.
L’opinione, poi, che esista davvero qualcosa come il “successo”, nel limitato
ardire dell’esistenza umana, e che questo sia anche “misurabile”, materialmente
o quantitativamente, è una vecchia ubbia degli stolti della quale, da sempre,
hanno riso coloro che pensano. Quest’arroganza diffusa cui si assiste oggi
quasi ovunque e l’indifferenza e lo scherno verso la conoscenza non sono
atteggiamenti nuovi – nihil sub sole
novum, ammoniva l’Ecclesiaste già
ai suoi tempi. L’enorme differenza tra noi e le epoche passate è che la nostra
follia ci ha condotti al possesso di armi di annientamento tali da essere in
grado di evocare spettri così fatali da non lasciare più nulla di vivente sul
pianeta. Questa è un’epoca davvero terribilis
alla quale anche provare a parlare arreca dolore e sgomento.
(Sergio Caldarella, Appunto
# 14. © 2016)
Wednesday, January 13, 2016
# 13. Modelli di universi.
A
causa di alcuni principi fondamentali della fisica (conservazione dell’energia,
azione e reazione, Pauli, Compton, etc.) siamo costretti a “pensare” l’universo
in una determinata maniera. Ad esempio, se vogliamo chiederci se sia possibile
ottenere un altro universo da quello attuale dobbiamo prima chiederci da dove
dovrebbe provenire l’energia per creare tale universo, visto che la quantità di
energia nel nostro è sempre costante e non sappiamo, dunque, se siano possibili
altri universi con livelli di energia maggiori o minori rispetto al nostro. La
domanda, in questo caso, diventa: sono ammissibili universi diversi dal nostro
con livelli di energia diversi? Il livello di un universo è dunque determinato
dalla sua energia? E se così fosse, esiste una costante energetica che
determina la stabilità o instabilità di un particolare universo? De Sitter ha
provato a rispondere a questo quesito dal punto di vista della metrica.
Friday, January 16, 2015
Il vicolo cieco della modernità.
# 2.
È davvero tanto difficile arrivare a capire che il malessere
che sta fagocitando l’uomo contemporaneo è il prodotto di categorie globali?
Proprio il fatto che ormai non si riesca neanche quasi più a percepire la
natura di questo malessere è, in sé, proprio l’elemento più preoccupante che
rivela, almeno in parte, la profondità del disagio
della civiltà. L’uomo medio, sia esso in Perù, Albania in Iran o in Cina,
ha sempre fatto - e continua a fare - le stesse cose da millenni (cambiano solo
i mezzi che gli vengono messi a disposizione e, dunque, le sue possibilità) e
non gli è mai interessato nulla di ideali, etica o di qualunque genere di
conoscenza che non fosse immediatamente applicabile materialmente - il mondo
gli interessa in maniera molto limitata e non si pone particolari domande sulla vita, sul
tempo, sull’universo o su qualunque altro grande tema che esuli dal semplice
mangiare, bere e dormire. Quando, però, l’uomo smarrisce la sua dignità di
essere, allora questi farà, senza alcuna remora o freno, tutto quello che gli è
consentito fare. Del resto, l’inconscienza dell’uomo contemporaneo è paragonabile
solo alla sua terrificante superbia.
Il problema della società globale è enorme e spaventoso perché
si è arrivati ad una cecità quasi totale di fronte ai veri problemi che
l’affliggono e, dunque, non si può neppure iniziare ad affrontarli, perché non
si ha più con chi sviluppare soluzioni possibili. Sono le nostre categorie concettuali
e sociali che non funzionano e queste, oltre al modo in cui crediamo di
conoscere, includono anche le presunte mete o ideali copiati, pari pari, dal
peggio che l'umanità abbia mai prodotto nella sua storia – Giulio Cesare o Machiavelli
sono, oggi, più studiati di Platone o Gandhi! Non è un’iperbole dire che l’uomo
contemporaneo è malato, alienato, omologato, sradicato dal mondo e da se
stesso. Egli si trova in questa situazione esistenzialmente drammatica e
materialmente catastrofica perché, paradossalmente, il suo allontanamento da sé
appare come una condizione necessaria per il funzionamento di una società
basata sulla menzogna condivisa e sull’interesse, o presunto tale, dei pochi
assurti al dominio dei molti. La stupidità è sì ovunque, ma senza questa
particolare stupidità questo modello di società non potrebbe ormai neppure funzionare!
Questo è il vicolo cieco della modernità: aver creato una società incapace di
funzionare senza la stupidità!
(Sergio Caldarella, Spunto
# 2. © 2015)
Wednesday, December 24, 2014
L'interesse autentico
# 12.
Fin troppa gente - in particolare questa gente - pensa sempre di sapere (o
di fare) il proprio interesse, ma se soltanto costoro sapessero quanto sono
lontani da loro vero interesse rimarrebbero allibiti dalla loro stessa follia
che gli lascia intendere sempre e solo una struttura dialettica fondata sulla
giustificazione e sulla plausibilità, non sulla razionalità e sulle conseguenze
logiche derivabili da un ragionamento. Non soltanto quest’ultimo approccio
sarebbe troppo complesso per le loro scatole craniche, ma sarebbe anche
contrario alla fondamentale immoralità del loro orientamento esistenziale e/o
concettuale. Il paralogismo, ogni paralogismo, è padre dell'immoralità (come
insegnava Socrate) per questo il primo obiettivo del potere è sempre
quello di distruggere la logica ed il ragionamento, affinché ogni conclusione appaia
come legittima e l’arbitrio possa sempre trovare una giustificazione qualunque
e motivare ogni sciocchezza o follia come le guerre, le sopraffazioni e il
darwinismo sociale attraverso cui si mettono gli uomini gli uni contro gli
altri, facendogli dimenticare chi è il loro vero nemico. Ricordando sempre che
“ragioni” e “giustificazioni” non soltanto non sono sinonimi ma, spesso,
antipodi. La deumanizzazione dell’uomo è un elemento centrale del meccanismo di
dominio, per questo l’etica è, da sempre, un ostacolo per i dominatori del
mondo. Socrate dovette morire proprio perché era un pensatore etico e autentico.
(Sergio Caldarella, Appunto # 12. © 2014)
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