# 12.
Se c’è una lezione che insegnano l’immensa stupidità, la sottile malvagità
e la hybris della nostra vuota epoca è
che l’uomo senza ragione agisce sempre in maniera contraria al proprio
interesse (a questo punto i benpensanti del nostro tempo avranno già smesso di
leggere quest’appunto, raggiungendo il primo scopo di queste righe d’incipit). La ragione non indica qui la
capacità di costruire una casa, procurarsi della selvaggina, sradicare un
albero o spianare una montagna, quanto la capacità di comprendere il senso e il
significato dell’esistere e dell’esistente, delle nostre azioni e del contesto
del vivere. Da questo punto di vista basta osservare la storia e quello che
l’uomo ha fatto e fa di se stesso per capire che egli ha raramente idea di quale
sia davvero il suo interesse autentico e non soltanto nelle grandi cose, ma
anche nei più piccoli atti della sua vita quotidiana. Ad esempio, esser
gentili, trattare gli altri con cortesia, rispetto e, soprattutto, umanità e
giustizia è un piccolo atto quotidiano che aiuta a migliorare la qualità della
vita di tutti e l’armonia del mondo in cui si vive, eppure nulla è più lontano
dal comune atteggiamento degli uomini da Oriente a Occidente. Anzi, tutti
sembra vogliano essere trattati con umanità e rispetto ed ottenere giustizia
per se stessi senza però voler concedere lo stesso privilegio anche ad altri.
Un atteggiamento del tipo mors tua, vita
mea, che non è certo un atteggiamento nuovo se già Confucio o Gesù esortavano
a non fare agli altri quello che non si vorrebbe aver fatto a se stessi. Ma
come può un individuo che pensa in tali termini aspettarsi di ricevere proprio
quello che non vuol concedere ad altri? Quale curiosa schizofrenia lo possiede
per fargli credere che la sua virulenza non verrà ripagata con altra virulenza?
Fin troppa gente - in particolare questa gente - pensa sempre di sapere (o
di fare) il proprio interesse, ma se soltanto costoro sapessero quanto sono
lontani da loro vero interesse rimarrebbero allibiti dalla loro stessa follia
che gli lascia intendere sempre e solo una struttura dialettica fondata sulla
giustificazione e sulla plausibilità, non sulla razionalità e sulle conseguenze
logiche derivabili da un ragionamento. Non soltanto quest’ultimo approccio
sarebbe troppo complesso per le loro scatole craniche, ma sarebbe anche
contrario alla fondamentale immoralità del loro orientamento esistenziale e/o
concettuale. Il paralogismo, ogni paralogismo, è padre dell'immoralità (come
insegnava Socrate) per questo il primo obiettivo del potere è sempre
quello di distruggere la logica ed il ragionamento, affinché ogni conclusione appaia
come legittima e l’arbitrio possa sempre trovare una giustificazione qualunque
e motivare ogni sciocchezza o follia come le guerre, le sopraffazioni e il
darwinismo sociale attraverso cui si mettono gli uomini gli uni contro gli
altri, facendogli dimenticare chi è il loro vero nemico. Ricordando sempre che
“ragioni” e “giustificazioni” non soltanto non sono sinonimi ma, spesso,
antipodi. La deumanizzazione dell’uomo è un elemento centrale del meccanismo di
dominio, per questo l’etica è, da sempre, un ostacolo per i dominatori del
mondo. Socrate dovette morire proprio perché era un pensatore etico e autentico.
(Sergio Caldarella, Appunto # 12. © 2014)