Sunday, February 23, 2014

L’ideologia dell’imperfezione

# 1.

In un contesto culturale in cui non esisteva ancora la perfettibilità, l’arte o la cultura si ponevano sempre su uno sfondo teso al raggiungimento della perfezione di un’opera, di una poesia, di un quadro o una sinfonia, ma anche di un qualunque altro oggetto artigianale e semplice. Una cultura che ha invece introdotto nelle sue categorie l’idea di evoluzione continua riterrà che questa sia l’essenza e il contenuto dell’operare anche nelle arti e nelle professioni e così non crea più un prodotto, un tempo detto “finito”, che sia davvero tale, ma realizza una lunga serie di versioni imperfette e continue, il noto “1.1”, “1.2”, etc. tipico del software e del linguaggio dei programmatori. Forse ad alcuni apparirà strano, ma questa nuova impostazione ideologica è anche il frutto dell’acquisizione di concetti darwiniani nel tessuto della cultura di un’epoca o di una società. Lentamente, ma inesorabilmente, il fraintendimento delle idee darwiniane ha oltrepassato l’ambito della biologia per entrare a far malamente parte della cultura e dell’ideologia di un’epoca che disconosce ormai misura e armonia per andare solo nella direzione di quantità e peso.

(Sergio Caldarella, Spunto # 1. © 2014)