# 6.
Il sistema
dell’istruzione così come lo conosciamo oggi ha una storia relativamente
travagliata e recente ed il concetto di Scuola pubblica è un fatto ancora più
nuovo. Molti narrano dei benefici che tale sistema sembra abbia costituito, ma
pochi parlano dei danni che ha anche provocato.
Quando si
raccontano le storie dei brutti voti presi a scuola da quei grandi che hanno
poi rivoluzionato il sapere, prodotto teorie e scoperto nuove inimmaginabili
vie della conoscenza, quello di cui non si parla è che in un sistema
standardizzato tali inconcepibili valutazioni non rappresentano un’anomalia,
una stranezza, come si vorrebbe far credere, ma la norma. Da tempo, la scuola
non serve più ad insegnare, ma a creare menti a misura del tempo. Pare che
pochi si siano accorti che il dibattito culturale che, negli ultimi due
millenni e mezzo, ha caratterizzato quella viene comunemente definita cultura,
è interamente scomparso dal reame di quella che viene detta “cultura
ufficiale”. L'immenso arricchimento che un dibattito basato sui contenuti delle
idee aveva prodotto sembra si sia oggi fermato svanendo nelle nebbie di una
storia che in pochi sono ormai capaci di rimembrare.
La solerzia con
cui poi gli accademici contemporanei si premurano a spegnere qualunque
messaggio culturale che sia un po’ più che una gita fuori porta è,
ironicamente, anche una forma di autoeliminazione. L’accademia contemporanea
non producendo più cultura ed essendone anzi il peggior avversario che la
storia abbia mai conosciuto, si rende a malapena serva dei vari potentati e
prepara la strada alla propria eliminazione dalla società futura. In queste
aule senza più allori altro non fanno che applicare il meccanismo capitalista
alla cultura: la mentalità capitalista di arricchirsi oltre ogni limite che al
tempo stesso vilifica l’uomo e distrugge la natura da cui produce
quest’ipotetica ricchezza. Ma qual è lo scopo del sistema capitalista oltre al
dominio dei pochi sui molti? Weber parlava di Geist des Kapitalismus, Spirito
del capitalismo (1904-1905) come Marx ed Engels nel Manifesto (1847/48) avevano già scritto di un famigerato spettro del comunismo, das Gespenst des Kommunismus, quanti
“spettri e spiriti” per le strade del mondo... Lo scopo del capitalismo è forse
la massimizzazione del profitto individuale? Oppure l’essenza del capitalismo è
perfettamente espressa nella proposizione generale con cui Friedrich von Hayek
ribadiva: «Chi possiede tutti i mezzi stabilisce tutti i fini» ed è, dunque,
appena una conseguenza del fatto che questi mezzi siano nelle mani dei peggiori
tra noi i quali non possono che determinare fini a misura della loro
mediocrità? Il discorso sul capitalismo non può del resto essere impostato in
maniera puramente teorica, altrimenti si finisce per parlare di una pura
astrazione e, come ogni altra ideologia, bisogna sempre ricordarne il contenuto
e fattore umano. Quello che si vuol dire è che nell’ideologia capitalista la
componente umana gioca un ruolo troppo importante e chiaramente la componente
umana qui in oggetto è quella del minimo denominatore verso i bassi fini.
Pensandoci un po’ sopra ci si accorge anche che, in una società civile, la
massimizzazione del profitto individuale entra in conflitto con il benessere
della collettività. Chi detiene tutti i mezzi è però astutamente in grado di
convincere i molti che il suo interesse individuale è anche il loro
interesse... Quanti spettri...
(Sergio Caldarella, Appunto # 6. © 2013)